Era una sera del 14 gennaio 1771 quando il giovanissimo Mozart, che di li a poco avrebbe compiuto 15 anni, giunse a Torino reduce da una scottante delusione poiché Maria Teresa d’Austria gli aveva appena rifiutato il suo appoggio per un posto come compositore di corte a Milano. Tuttavia la sua opera Mitridate re di Ponto su libretto del torinese Cigna Santi aveva appena raccolto un successo straordinario al Teatro Ducale. L’opera piacque soprattutto al governatore della Lombardia, il Conte Firmian, grande mecenate e amante della musica, che scrisse una lettera di presentazione in cui raccomandava il giovane compositore alle autorità torinesi per la commissione di un opera da rappresentarsi al Teatro Regio.
Due giorni dopo il loro arrivo, Leopold e Wolfgang sedevano proprio nella platea del Regio dove si dava l’Annibale in Torino di Paisiello. Questi era una vecchia conoscenza dei due salisburghesi e fu orgoglioso di presentarli ai più importanti personaggi della cultura torinese tra cui il grande violinista e compositore Gaetano Pugnani. Sicuramente il giovane Mozart e il quarantenne Pugnani, in quell’occasione ebbero modo di parlare del loro amico comune Johann Christian Bach la cui opera Artaserse aveva riscosso un grande successo a Torino giusto una decina di anni prima.
Il soggiorno torinese di Mozart fu brevissimo: già il 31 gennaio era di nuovo sulla strada per Milano.
La città lombarda, che da ormai molti anni era sotto gli Asburgo, era diventata un luogo di eccellenza della Sinfonia, genere musicale strumentale che riscuoteva sempre più successo in Europa. La presenza a Milano di compositori veneziani, torinesi e napoletani, dava al nuovo stile sempre più ricchezza e freschezza. I soggiorni milanesi di Mozart ebbero sicuramente un ruolo fondamentale nella messa a punto del suo personale stile sinfonico, ma quando Mozart raggiunse la notorietà, possiamo essere certi che il suo modello di scrittura divenne fonte di emulazione per molti dei compositori che lavoravano a Milano. Tra questi Niccolò Zingarelli, che per la sua 5° sinfonia, una delle più “tormentate”, sceglie la tonalità di sol minore, tanto cara a Mozart. Meno noto, ma non meno importante fu Francesco Zappa, grande virtuoso di violoncello che ebbe la sventura di essere tacciato da Leopold Mozart, in una lettera del 1778, come “luce minore, compositore di seconda mano”. Un giudizio molto duro, nel perfetto stile di Leopold, che forse costò al milanese un immeritato oblio. E’ curioso ricordare che dobbiamo la rinascita dell’interesse per Francesco Zappa all’omonimo musicista contemporaneo Frank Zappa, che per una curiosa vicenda legata all’omonimia divenne il primo interprete, in chiave moderna, dei suoi Trii Op. 1.
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