Musica e Stelle

Ci si chiede spesso cosa spinga l’uomo a spendere tempo ed energie per assemblare suoni alla ricerca di quella chimera che senza troppe specificazioni chiamiamo “bellezza”. Ci si potrebbe chiedere anche cosa spinge il pittore ad accostare i colori, o il poeta a scrutare ed evocare ciò che sta dietro le parole.

D’altra parte occorre chiedersi anche cosa diriga l’uomo verso la conoscenza non utilitaristica; quella conoscenza con la “C” maiuscola di cui l’astronomia è massima espressione (sapere cosa brucia dentro una stella, di fatto, non dà vantaggi nel quotidiano).

Quando si accosta la musica all’astronomia si nota subito come entrambe siano caratterizzate dall’inutilità e dalla dispendiosità. Quando un uomo dedica la propria vita a qualcosa da cui non deriva un diretto guadagno materiale, ma che, anzi, gli costa parecchio in termini di tempo e di soldi, non può che essere sorretto da una forte passione. E la passione è appunto l’elemento fondante, che accomuna l’arte dei suoni e la scienza degli astri.

Durante la seconda metà del XVIII sec., in un piccolo paese vicino Londra, un giovane compositore in compagnia della sorella cantante, investiva tutti i guadagni in lenti, specchi, oculari, ruote meccaniche, per costruire quello che sarebbe diventato il più grande telescopio del mondo; una stupefacente casa rotante su binari con tetto scorrevole. Nel giro di pochi anni, grazie a quel prodigioso strumento, William e Carolina Herschel avrebbero fatto una serie di scoperte (tra cui quella del 7° pianeta: Urano) che li avrebbero portati alla ribalta del modo dell’astronomia, fino a renderli i più celebri astronomi del loro tempo.